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Assicurazione RC sanitaria: chi si obbliga ad assicurare il medico?

Assicurazione RC sanitaria: chi si obbliga ad assicurare il medico?

Nell’ormai lontano 2012, la legge Balduzzi prevedeva l’obbligo per il medico di stipulare polizza di assicurazione per la responsabilità civile per colpa grave, ponendosi nel solco di quanto già aveva previsto il decreto legge 13 agosto 2011, n. 138, convertito con modificazioni con legge 148/2011, che imponeva a tutti i professionisti di tutelare i propri clienti stipulando “idonea assicurazione per i rischi derivanti dall’esercizio dell’attivita’ professionale”.

La riforma del 2017, cioè la legge Gelli, all’art. 10 ha ribadito questo obbligo, prevedendo che il medico che esercita la propria professione in regime libero professionale deve munirsi di idonea copertura assicurativa, e che anche l’esercente la professione sanitaria che svolge il proprio lavoro in una struttura, pubblica o privata, deve essere assicurato per la responsabilità professionale per colpa grave.

Ciò, senza contare comunque che per un medico è assolutamente consigliato assicurarsi con una polizza di tutela legale e, possibilmente, con un’estensione della polizza di responsabilità civile anche per colpa lieve.

Partendo da questo assunto, si potrebbe essere portati a ritenere che il comparto assicurativo che ruota intorno al mondo sanitario sia particolarmente florido, considerata l’enorme platea del personale sanitario che deve assicurarsi.

In realtà, come sappiamo, non è così.

Moltissime assicurazioni, infatti, già da qualche anno hanno abbandonato il settore della responsabilità medica.

Le compagnie che sono rimaste attive sul mercato, inoltre, pur continuando ad offrire servizi e prodotti in questo settore, hanno iniziato a porre vincoli stringenti ed a proporre premi anche molto elevati.

Perché?

Certamente la prima risposta che viene in mente è: per il grandissimo numero di cause esistenti di responsabilità sanitaria (circa 300.000 cause nuove l’anno).

Un altro motivo è che, in effetti, a causa del regime probatorio nelle cause in tribunale, molto penalizzante per le strutture sanitarie e in molti casi anche per i medici, le compagnie sanno che, nell’ipotesi di causa o di processo, molto probabilmente dovranno sborsare ingenti somme di denaro a risarcimento, e così, in un ragionamento statistico, devono alzare i costi delle polizze per garantire delle coperture adeguate ai medici ed ai sanitari.

Un ultimo, importantissimo motivo, riguarda poi il fatto che nemmeno la legge Gelli ha previsto un obbligo di contrarre a carico delle assicurazioni. Ciò significa che mentre il medico è obbligato ad assicurarsi, le compagnie assicurative non sono obbligate ad accettare (sia pure alle loro condizioni) le proposte assicurative.

In altre parole: mentre se una persona vuole assicurare la RC auto, le assicurazioni sono tenute per legge ad aprire le polizze, lo stesso meccanismo non si instaura per la responsabilità professionale medica.

È proprio per questo che molte compagnie possono evitare del tutto di inserirsi nel mercato sanitario e quindi, le poche compagnie che restano, assumendo tutto il rischio devono aumentare i premi.

Evidentemente questo è un baco della normativa, che però non ha senso di esistere e dovrebbe essere corretto, a beneficio dei medici, dei sanitari, delle strutture e di tutti i professionisti.

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