Rapporto tra causa naturale e intervento del medico: la necessità di tutela legale del sanitario
Con una recente decisione la Suprema Corte di Cassazione (n. 13864 del 6.07.2020) tornava sulla spinosa questione della causa e concausa nella responsabilità medica.
Il caso sottoposto alla loro sua attenzione riguardava una gestante deceduta in seguito ad una gestosi non immediatamente individuata e di conseguenza non trattata.
I sanitari coinvolti, tuttavia, avevano da sempre evidenziato che la giovane presentava purtroppo delle condizioni cliniche molto particolari, tanto che la morte doveva essere ricondotta a cause, o almeno a concause, naturali ed indipendenti dal loro operato.
La Corte, invero, aveva già avuto modo di affermare negli anni passati che, qualora il comportamento del medico sia solo una concausa nella provocazione dell’evento, è necessario valutare quanto il comportamento della struttura o dell’équipe medica abbia inciso effettivamente sulla causazione dell’evento, e conseguentemente porre a carico del medico o della struttura solo quella parte di danno strettamente proporzionata al grado accertato di responsabilità.
In altre parole, quando si verifica un concorso tra una condotta umana e la causalità naturale, cioè dei fattori totalmente indipendenti rispetto all’azione dei sanitari, questi ultimi dovrebbero essere esentati da ogni responsabilità qualora le condizioni ambientali od i fattori naturali e clinici siano sufficienti a determinare l’evento di danno (in questo caso la morte della paziente), indipendentemente appunto dal comportamento medesimo.
Il cambio di rotta
Con la sentenza del luglio 2020, tuttavia, la Suprema Corte ha modificato l’ampiezza della sfera di responsabilità del medico in senso peggiorativo, stabilendo che, laddove vi siano delle condizioni particolari di salute, queste non possono comportare una “deresponsabilizzazione” del medico.
La presenza infatti di inusuali complicanze rende il paziente più vulnerabile rispetto ad altri soggetti della stessa età e dello stesso sesso.
L’esistenza dunque di cause naturali purtroppo non è percepibile come un’ancora di salvezza per il medico professionista, il quale corre il rischio di essere ritenuto ugualmente pienamente responsabile, necessitando inevitabilmente di tutela da parte di legali professionisti aventi a cuore la protezione dei medici.
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