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La responsabilità sanitaria rafforzata del medico nel caso di paziente seguito da più operatori

La responsabilità sanitaria rafforzata del medico nel caso di paziente seguito da più operatori

Proprio come nel caso del trattamento in èquipe, anche nell’ipotesi in cui più medici, in momenti diversi, abbiano seguito la vicenda clinica di uno stesso paziente si può configurare per ciascuno di essi una responsabilità sanitaria professionale importante.

A confermarlo è stata una recentissima sentenza della Corte di Cassazione, sezione penale, n. 3922/2021, la quale introduce un concetto di responsabilità sanitaria rafforzata.

La sentenza trae le mosse da un caso in cui un paziente, preso in carico da diversi medici, tra i quali viene purtroppo a mancare una corretta e completa comunicazione circa l’effettivo stato di salute del paziente.

La Corte analizza dunque quale sia la responsabilità in caso di peggioramento delle condizioni del paziente a seguito di questa errata – mancata comunicazione tra primo operatore e gli operatori successivi.

responsabilità sanitariaFacilmente infatti si può immaginare come una problematica di questo tipo possa provocare, per caduta, una lunga serie di errori.

Secondo la giurisprudenza sussisterebbe in capo al primo medico, in virtù della sua primaria posizione di garanzia, una vera e propria responsabilità per mancata segnalazione della gravità della condizione clinica ai colleghi.

Certo, tale responsabilità dovrà essere accertata verificando che il nesso causale tra il danno e la mancata comunicazione sia la reale causa dell’effetto prodotto ovvero se la stessa si sia verificata a prescindere dalle informazioni scambiate tra professionisti.

Ed infatti, l’errore del primo operatore potrebbe venir neutralizzato dalla condotta particolarmente perita ed attenta del successore?

Sembrerebbe potersi ipotizzare un bilanciamento delle responsabilità.

Sicuramente dipenderà dal caso concreto, dalla particolarità della situazione e dalla specificità delle informazioni omesse (magari di competenza stretta di uno specialista), ma la Corte ravvisa come in molti casi uno scrupoloso e più approfondito controllo da parte dell’operatore entrante possa scongiurare un exitus infausto.

La Cassazione ricorda come su ogni garante (medico o operatore sanitario) grava infatti un dovere di cooperazione al fine non solo di prevenire tali rischi che possono poi ripercuotersi sull’intero staff, ma anche per meglio adempiere ai propri obblighi deontologici di cura e solidarietà sociale.

 

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